Sono nato nel 1992.
Quando nel 2000 scoppiò la bolla Dot-com ero chiaramente troppo piccolo, motivo per cui la prima vera crisi economica che ho potuto osservare con una certa maturità è stata la crisi immobiliare del 2008. Anche in quell’occasione non posso dire di essere stato consapevole al 100% di quello che stava succedendo nel mondo, ma a distanza di più di un decennio, col senno di poi, mi sono reso conto che si è trattata di una vera e propria crisi epocale.
Affrontare una recessione (o nel caso peggiore una depressione) non è facile per nessuno. Chiunque nel suo piccolo deve rivedere le proprie economie, da quelle famigliari a quelle aziendali.
È vero, l’economia è in costante crescita e se vista su un orizzonte temporale di decenni le grandi crisi sembrano quasi insignificanti rispetto al trend rialzista. Ne sono al corrente i due investitori Warren Buffett e Ray Dalio, che realizzano profitti enormi ragionando su orizzonti temporali decisamente più lunghi di 20 anni.
Inutile negare, però, che una crisi nel breve periodo porta con sé delle conseguenze talvolta catastrofiche:
- Diminuzione dei consumi.
- Diminuzione della produzione.
- Fallimenti delle aziende.
- Licenziamenti.
Ma qual è precisamente il fattore scatenante di tutto questo? Te lo spiego subito.
Indice
Perché arrivano le crisi
Non so se per te è stato lo stesso, ma quando andavo a scuola io, nei miei libri di storia si parlava di “scintilla” in riferimento a un evento occasionale che scatenava una guerra.
Dai, lo sai di cosa sto parlando: il famoso assassinio dell’erede al trono dell’Impero Austo-Ungarico a Sarajevo. Quello che diede il via alla Prima Guerra Mondiale.
La verità è che non esistono “scintille” che fanno scattare eventi così segnanti e duraturi nel tempo. Se una guerra scoppia, scoppia per una somma di eventi.
E come puoi benissimo immaginarti non esiste una scintilla scatenante neanche per una crisi economica.
Certo, esistono avvenimenti fuori dal comune che possono causare forti contrazioni all’economia (il Coronavirus ne è un esempio lampante), ma eventi come questi non sono altro che dei catalizzatori di qualcosa che prima o poi sarebbe avvenuto in ogni caso. Per usare un’altra metafora, sono la “goccia che fa traboccare il vaso”.
Una recessione, in sintesi
In linea di massima, l’economia porta con sé il seme della recessione.
Un mercato cresce finché le persone hanno fiducia nel sistema economico. Esse sono spinte a spendere i loro soldi e a fare investimenti per aumentare le proprie ricchezze o a migliorare il proprio status (l’acquisto di una casa con un mutuo). A mano a mano che l’economia cresce, aumenta anche la fiducia in maniera proporzionale. All’aumentare della fiducia, le persone sono portate ad aumentare il rischio dei loro investimenti.
È come un palloncino che viene gonfiato. A furia di soffiare, arriva il momento in cui scoppia.
Cosa succede quindi?
Le persone non sono in grado di ripagare i loro investimenti.
Calano i liquidi e di conseguenza i consumi.
A minore domanda corrisponde un calo dell’offerta da parte delle aziende.
Queste ultime, quindi, non hanno più bisogno della stessa “forza lavoro” di prima e cominciano a licenziare i loro dipendenti.
Tuttavia non sempre avviene così, e in questo articolo ti sto per spiegare il perché raccontandoti un paio di aneddoti imprenditoriali.
Cosa ha fatto Giovanni Rana a marzo 2020
Nel bel mezzo di una fortissima contrazione dei mercati causato dal Covid-19, Giovanni Rana, l’imprenditore famoso per i tortellini, non solo ha reagito non licenziando nessuno dei suoi dipendenti, ma addirittura aumentando lo stipendio a ognuno di loro.
Per la cronaca, si tratta di circa 700 persone.
In particolare l’imprenditore ha:
- Aumentato lo stipendio di ogni lavoratore del 25%.
- Offerto un buono di 400 Euro per le spese di babysitting.
- Stipulato un’assicurazione per tutti i dipendenti, compresi quelli in smart-working , in caso contraggano il Coronavirus.
Questo piano straordinario sarà valido per il mese di marzo e si protrarrà anche nel mese di aprile e costerà all’azienda una cifra complessiva di 2 milioni di euro.
Probabilmente ti starai chiedendo: “Ma come è possibile che in un periodo di difficoltà economica gli stipendi dei lavoratori vengano aumentati anziché diminuiti?”.
Il motivo è ben preciso e ha radici molto antiche, più precisamente risalenti ai primi anni del XX secolo.
Il genio di Henry Ford e i salari di efficienza
Guarda attentamente la seguente foto. Lo riconosci?
Si tratta di Henry Ford, il fondatore dell’omonima casa automobilistica nonché uno dei principali industriali del ‘900.
Nel gennaio 1914 Ford prese una decisione spiazzante:
- Aumentò gli stipendi dei suoi dipendenti da 2,5 dollari al giorno a 5 dollari al giorno.
- Ridusse la giornata lavorativa da 9 a 8 ore.
Tutto questo avvenne in un periodo di forti tensioni sociali che sarebbero sfociate nella Prima Guerra Mondiale di lì a pochi mesi.
Ci siamo risolti a pagare salari più alti per creare fondamenta solide su cui basare l’azienda. Stiamo investendo sul futuro, un’azienda che paga salari bassi appare sempre insicura.
Henry Ford
A distanza di poco tempo questa si rivelò una scelta strategica volta a ridurre i costi tanto da essere ancora oggi applicata: prende il nome di “teoria dei salari di efficienza”.
Quali sono gli effetti benefici dei salari di efficienza
Nel 1925 l’economista britannico Marshall nel suo libro “Economia della produzione” definì i salari di efficienza come una strategia che avrebbe portato a un aumento della produttività da parte dei lavoratori.
In che modo? Sono tre i criteri per cui un individuo risulta più produttivo:
- La forza fisica e mentale.
- Il livello di conoscenze e competenze.
- Il carattere morale.
Quindi, la scelta di Ford di aumentare i salari e ridurre il numero di ore di lavoro giornaliere portarono nel medio/lungo termine a un aumento incredibile della produzione.
Gli effetti positivi dei salari di efficienza per un’azienda sono:
- Un minore numero di ricambio di lavoratori. L’aumento salariale porta infatti a una maggiore competitività contrattuale che più difficilmente può essere battuta da altre aziende. Il lavoratore è portato quindi a conservare il suo posto di lavoro evitando di essere rimpiazzato da un altro che richiederebbe costi di formazione.
- Una migliore efficienza lavorativa. Con uno stipendio migliore il lavoratore può mantenersi in salute, migliorare il proprio morale e di conseguenza produrre di più e con maggiore qualità.
In conclusione, perché Giovanni Rana ha aumentato gli stipendi
Non è quindi un atto di generosità che arriva dal nulla quello di Giovanni Rana verso i suoi dipendenti. L’imprenditore italiano fondatore del Pastificio Rana ha messo in atto una minuziosa strategia volta ad aumentare la produttività dell’azienda.
Aumentare gli stipendi durante quello che sembra il principio di una crisi economica può sembrare all’apparenza una scelta irrazionale, ma nella visione di un grande imprenditore ci sono sempre dei motivi precisi nelle scelte prese.
Scelte che solo una mente dotata di intelligenza sopraffina riesce a concepire.
Crediti immagini: Giovanni Rana, Google Finanza, Wikipedia
Grazie ho letto con piacere queste storie, ho una piccola impresa di costruzioni e il 2008 lo ricordo benissimo!
Grazie dei complimenti, Calogero!
Bravo, molto bravo, complimenti!
Anche se sembrerebbe una scelta irrazionale, i riferimenti storici dimostrano una intelligente lungimiranza, a beneficio di tutti.
A primo acchito sembrerebbe una decisione irrazionale, invece è la più saggia dal punto di vista macroeconomico. In periodo di crisi si deve aumentare il potere di acquisti della classe media cioè a dire aumentare i salari dei lavoratori. Sotto altra forma è quello che fece Keynes nell’immediato dopoguerra.
Veramente un bell’articolo.
Complimenti 🎉 sei bravissimo 😉
Mi ha fatto molto piacere leggerlo.
Grazie Massimo!
Però oggigiorno si sta affacciando una crisi da materie prime come metalli e petrolio, che difficilmente sarà superata, senza una drastica diminuzione della popolazione, per mancanza di cibo. Un trattore fa il lavoro di 200 persone e quando le miniere non riusciranno ad estrarre più del 20% di quel che estraevano nel 2008 circa, quando è stato raggiunto la metà della capienza totale di metallo, la gente avrà già incominciato a morire di fame, per mancanza di macchinari di ogni genere ed a lavorare la terra con i muscoli degli uomini e degli animali, si produrrà la metà del cibo di oggi, senza contare che con l’esaurimento del petrolio, non avremo più l’80% del concime che si produce con esso e la capienza delle miniere ridotta al 20% già nel 2050, non ci lascia scampo, perché il capitalismo finché c’è crescita funziona, ma quando le materie prime sono in decrescita costante, il prezzo sale alle stelle ed i capitalisti chiudono baracca, prima di perdere soldi a pallate ed i lavoratori resteranno senza lavoro e senza soldi, come pure lo stato, che non potrà tassare chi muore di fame ed il MIT di Boston prevede che tra il 2050 e il 210 la popolazione mondiale sarà ridotta di 4 miliardi dagli 8 di oggi, dunque dimezzata, malgrado la crescita esponenziale delle nascite (questa è una cosa ancora da capire, più c’è miseria e più nascono figli).