In questo articolo spiegherò la strategia di investimento con cui Warren Buffett è diventato il quarto uomo più ricco del mondo, nonché l’investitore più celebre di tutti i tempi superando il suo maestro e mentore Ben Graham.
In mio aiuto durante la spiegazione mi servirò del libro “Il metodo Warren Buffett” di Robert G. Hagstrom, best-seller del New York Times con oltre 1.000.000 di copie vendute: una fonte ben più autorevole di qualsiasi altro articolo presente sul web.
Si parte!
Indice
Chi è Warren Buffett
Se digitassi “Warren Buffett” su Google ti basterebbe solamente qualche minuto di lettura per capire che si tratta di una persona atipica, di quelle che nascono una volta su un milione (o forse più).
Se dovessi descrivere Buffett con una sola frase probabilmente sceglierei “L’investitore più importante e geniale di tutti i tempi”, anche perché di fatto lo è (sfido chiunque a dimostrare il contrario). È un po’ lo Steve Jobs della finanza.
Nato nel 1930 a Omaha nello stato del Nebraska, Warren Buffett è riuscito giorno dopo giorno a raggiungere la ricchezza grazie a una strategia di investimenti a lungo termine, ottenendo di diritto l’appellativo di “oracolo di Omaha”. Tutto questo partendo quasi da zero: secondo la leggenda si dice che abbia cominciato con un capitale di 10.000 dollari, accumulato per lo più durante la sua adolescenza grazie a lavori di ogni genere (ma chiaramente ha chiesto anche il supporto economico della famiglia).
Perché viene definito un oracolo?
Semplicemente per le sue scelte di investimento controcorrente, apparentemente ingiustificate, che nel lungo termine si sono rivelate corrette.
Warren Buffett è l’uomo che batte il mercato perché è in grado di prevederlo.
Negli anni la popolarità dell’investitore è cresciuta in maniera esponenziale (come d’altronde le sue ricchezze). Dal 1970 è l’amministratore delegato della sua holding, la Berkshire Hathaway. Oggi è il quinto uomo più ricco del mondo (al 2023) con un patrimonio stimato di 113,5 miliardi dollari, e non è una sorpresa che sia il punto di riferimento per chiunque sia interessato al mondo della finanza e del business.
“Dario, ma come ha fatto Buffett a raggiungere il successo partendo da zero?”
Te lo spiego nei prossimi paragrafi.
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Perché ho comprato “Il metodo Warren Buffett” di Robert G. Hagstrom
Prima di cominciare con la spiegazione della strategia di investimento dell’oracolo di Omaha vorrei spiegarti i motivi per cui ho comprato il libro “Il metodo Warren Buffett” di Robert G. Hagstrom.
- Il primo motivo è l’autore: Hagstrom è uno degli autori più influenti sul tema degli investimenti finanziari. La sua competenza nel settore gli permette di scrivere in maniera dettagliata ogni aspetto di Buffett sia come persona che come investitore. Si tratta quindi di una delle fonti più rispettabili da cui trarre informazioni precise.
- Il secondo motivo è l’autorevolezza delle informazioni: come ti ho detto prima, non è per nulla difficile reperire informazioni gratuite riguardo Buffett sui motori di ricerca, ma quante di esse sono attendibili al 100%? Hagstrom ha vissuto da vicino la vita di Buffett. Chi meglio di lui può fornire dati autorevoli?
“Semplicemente il miglior libro sull’argomento. Se pensate di sapere tutto su Warren Buffett, leggendo queste pagine scoprirete che avete ancora molto da imparare.”
Forbes
Mi sono quindi fatto convincere dal giudizio di Forbes e ho acquistato il libro senza pensarci due volte.
“Il metodo Warren Buffett” – La recensione
Come investe Warren Buffett? Spiegherò la sua strategia in 4 macro aree. Non tralasciarne neanche una, perché ognuna di esse ha una rilevanza fondamentale per la strategia dell’oracolo di Omaha.
La formazione di Warren Buffett è stata determinante nella sua crescita come investitore
Non si può dire che Buffett sia stato sfortunato in fatto di formazione: dopo la laurea ebbe l’opportunità di apprendere sul campo da Benjamin Graham, uno dei più grandi investitori di tutti i tempi, autore del capolavoro “L’investitore intelligente”.
Graham è il primo economista di sempre ad avere inventato la strategia del “value investing”. Ricordati bene questo termine, perché è la filosofia su cui si immerse il giovane Buffett quando lavorò per la Graham-Newman poco più che ventenne. Ma sul value investing torneremo a parlarne dopo.
La nascita della sua prima società di investimenti
A 25 anni Buffett smise di lavorare per la compagnia del suo mentore e decise di aprire una società di investimenti, la Buffett Partnership Ltd. con un capitale di 105.000 dollari. Tra alti e bassi questa esperienza fu fondamentale per il giovane investitore, in quanto gli permise di consolidare le sue competenze in termini di investimenti e di affinare la sua strategia di investimenti.
L’entrata in Berkshire Hathaway
Tuttavia, il mercato era diventato troppo speculativo e le occasioni sempre più rare: nel 1969 la Buffett Partnership Ltd. si sciolse. Buffett decise di reinvestire il capitale accumulato in quote della Berkshire Hathaway. Nel 1970 le sue quote valevano 25 milioni di dollari: gli permisero di prendere il controllo dell’azienda come amministratore delegato.
Nel libro la sua storia viene descritta nei minimi dettagli. Viene poi focalizzata l’attenzione sulle sue 3 più importanti influenze:
- Benjamin Graham, creatore della teoria del value investing, che ho già introdotto.
- Charlie Munger, suo fidato socio nonché brillante investitore. Le sue doti intellettuali e le sue competenze legali fanno di Munger la perfetta controparte in affari di Buffett.
- Philip Fisher, investitore che riusciva a ottenere profitti superiori alla media grazie a una strategia di investimento a lungo termine fondata sulla produttività delle aziende e sulle competenze del management.
Queste 3 figure sono state (e tuttora sono) determinanti per la strategia di investimento dell’oracolo di Omaha: da ognuna di esse ha colto gli aspetti di maggior valore creando quella che oggi è la sua strategia personale di investimento.
La strategia e le tecniche di investimento di Buffett si fondano su aspetti sia quantitativi che qualitativi delle aziende
Siamo finalmente giunti alla parte in cui ti spiego della strategia di investimento Warren Buffett.
Ricordi il termine “value investing” che ti ho introdotto nel paragrafo precedente? Ora ti spiego di che cosa si tratta.
Il value investing è quella strategia secondo cui un investitore compra delle azioni quando esse hanno un prezzo di mercato inferiori al loro valore intrinseco.
Le aziende hanno un valore intrinseco a prescindere dalle fluttuazioni del mercato: la strategia ideata da Graham mira a comprare azioni quando esse sono economicamente vantaggiose per l’investitore.
Questo è molto sinteticamente il value investing. Ma perché è così importante?
Perché è la strategia di Warren Buffett stesso. Nonostante ciò, sebbene Buffett rivelò che la sua strategia sia costituita da un 85% di quella di Graham e da un 15% di quella di Fisher, la sua teoria del value investing è notevolmente meno quantitativa rispetto a quella del suo maestro e molto più qualitativa.
Questo significa che per Buffett è fondamentale comprare azioni con un prezzo basso rispetto al loro valore intrinseco (con un buon margine di sicurezza), ma è ugualmente fondamentale guardare alla qualità del management e alla produttività nel lungo termine, come gli insegna l’altro suo mentore Fisher.
I criteri di investimento
Quali sono quindi i criteri di investimento di Warren Buffett?
Si possono raggruppare in quattro categorie:
- Criteri di business.
L’attività su cui si investe:
• deve essere semplice e comprensibile,
• deve avere una storia operativa coerente,
• deve possedere delle proiezioni a lungo termine positive. - Criteri di management.
L’attività su cui si investe:
• Agisce razionalmente?
• È trasparente nei confronti degli azionisti?
• Sa resistere all’imperativo istituzionale? - Criteri finanziari.
I quattro principi su cui farsi guidare sono:
• il return of equity,
• il calcolo dell’owner earning,
• lavorare su aziende con margini di profitto elevati,
• rispettare la regola del dollaro: per ogni dollaro distribuito, essere certi che l’azienda abbia generato almeno un dollaro di valore di mercato. - Criteri di mercato.
L’investimento razionale si basa su due domande da porsi:
• Qual è il valore dell’azienda?
• È possibile acquistarla a un prezzo conveniente, quindi significativamente inferiore?
Per ovvie ragioni non mi soffermo nello spiegare ognuno dei punti elencati. Ne “Il metodo Warren Buffett” ogni punto è descritto in maniera molto approfondita.
Ti sarai accorto quindi che il metodo applicato dal CEO della Berkshire Hathaway sia apparentemente semplice ma se analizzato in profondità nasconde un’enorme complessità. Oltre all’aspetto quantitativo è infatti caratterizzato da una valutazione qualitativa dell’azienda sotto svariati aspetti.
Considera inoltre che Buffett, grazie alla sua rilevanza nel mondo finanziario, ha la possibilità di reperire informazioni sul management aziendale direttamente da fonti “interne” alle aziende su cui vuole investire. Per lui una telefonata ai piani alti è la normalità assoluta.
La strategia sintetizzata
Per chiudere questa parte, ti sintetizzo ancora più semplicemente la strategia di Buffett:
- Pensare all’acquisto di azioni come all’acquisto di una parte dell’azienda.
Che tu possieda un’azione o una fetta consistente di un’azienda non importa: dal momento che hai deciso di investire in essa tu ne sei parte e devi agire come se fossi uno dei tanti padroni. - Mettere insieme un portafoglio mirato, con ricambio limitato.
Avere un portafoglio di investimenti estremamente diversificato è un limite: per ottenere grandi performance è fondamentale scegliere pochi titoli, ma giusti. - Investire solo in ciò che si riesce a capire e ad analizzare.
Anche se il mercato offre numerose opportunità di profitto, è fondamentale conoscere in tutto e per tutto l’azienda in cui si sta investendo: la sua storia, di cosa si occupa, come genera profitti, quali sono le prospettive future di crescita. - Pretendere un margine di sicurezza tra il prezzo d’acquisto e il valore di lungo termine dell’azienda.
Il margine di sicurezza ti consente di investire in sicurezza anche qualora l’investimento non si tratti veramente di un affare.
Il portafoglio di Buffett non è molto diversificato: meglio poche aziende ma buone che tante ma mediocri
La parte centrale del libro spiega in dettaglio le più grandi operazioni finanziarie attuate da Buffett durante la sua carriera. Alcune aziende su cui la Berkshire Hathaway ha investito sono: Washington Post Company, GEICO Corporation, Capital Cities/ABC, Coca-Cola Company, General Dynamics, Wells Fargo & Company, American Express Company, IBM, H.J. heinz Company.
Sembrano tantissime aziende, vero? E invece no. Sono pochissime.
Sebbene la diversificazione sia la strategia principale usata in finanza per proteggersi dal rischio (ed è vero in tutto e per tutto), per Buffett è un grosso limite.
Riprendiamo un atti il concetto di “portafoglio mirato” che ho spiegato nel paragrafo precedente.
Per Warren Buffett gli investimenti devono essere certi: qual è quindi il motivo di diversificare il proprio portafoglio per avere rendimenti molto minori rispetto a quelli che in realtà potresti avere? È meglio allocare il proprio capitale in poche azioni di cui si è certi del rendimento che in tante di cui si è incerti (è chiaramente una visione soggettiva e personale dell’imprenditore statunitense: molti altri grandi investitori hanno infatti dimostrato che è possibile ottenere rendimenti alti anche con una forte diversificazione del portafoglio).
La diversificazione è una protezione contro l’ignoranza.
Warren Buffett
La psicologia di un investitore di successo: MAI farsi tradire dalle emozioni
Un fattore cruciale che differenzia un ottimo investitore da uno mediocre è la gestione delle emozioni. Qui entra in gioco la finanza comportamentale.
Lo sai che secondo Buffett il tempo ideale per conservare le proprie azioni è “per sempre”? Esattamente, per sempre.
La frenesia che vediamo a Wall Street, in cui broker si spostano affannosamente da un angolo all’altro di un open space pieno di computer, è qualcosa da cui l’investitore del Nebraska si è sempre tenuto alla larga.
Lui non ha bisogno di fantascienza, ma di certezze.
La sua certezza è il lungo termine: su orizzonti temporali di decenni il mercato ha sempre avuto ragione, anche nonostante le grandi crisi di mercato.
Cosa fanno invece gli investitori mediocri? Sono pieni di euforia nei periodi positivi e hanno paura nei periodi positivi. Agiscono seguendo le proprie emozioni, non seguendo le proprie strategie con la fredda razionalità che dovrebbero avere. E questo è un male.
“Bisogna essere timorosi quando gli altri sono avidi e avidi quando gli altri sono timorosi.”
Warren Buffett
La terza macro area del libro è dedicata ad approfondire questo aspetto.
Le mie opinioni su “Il metodo Warren Buffett”
“Dario, però io non ho nessuna competenza di finanza, parto completamente da zero! Posso lo stesso acquistare il libro?”
La risposta è: DIPENDE. Leggi di seguito per capire meglio il perché.
“Il metodo Warren Buffett” è sicuramente uno dei libri di riferimento per comprendere e apprendere la strategia dell’oracolo di Omaha. Non servo io per dirlo: lo dimostra il numero di copie vendute, oltre un milione!
Quello che più mi è rimasto di questo libro sono concetti sia teorici che tecnici che ho potuto rielaborare per costruire la mia metodologia di investimento personale.
La storia di Buffett è chiaramente irreplicabile (o quasi) onde per cui non è un testo che va letto con la pretesa di raggiungere i suoi stessi risultati. Nessuno vieta, comunque, di copiare la sua strategia: applicare il suo metodo su piccola scala è comunque meglio che agire non seguendo alcun metodo. Certo è che quantomeno si tratta di competenze che andrebbero integrate con altri testi più o meno complessi.
Se hai già una buona base di competenze di finanza, è sicuramente il libro adatto a te. Se parti da zero è meglio integrare con altri testi.
Ti avviso però. Il testo è molto più discorsivo che tecnico: non è in alcun modo una guida passo-passo per investire, ma una base teorica condita da aspetti pratici che potrai approfondire successivamente in autonomia (come ho fatto io stesso).
Lo stile di scrittura dell’autore è fluido e facilmente comprensibile, salvo poi incappare in terminologie e concetti anche molto complessi su cui non c’è alcuna possibilità di semplificazione. Se da una parte le parti relative alla vita dell’investitore e alla psicologia degli investimenti sono molto scorrevoli, dall’altra non si può dire lo stesso dell’area centrale del libro (quella relativa alle operazioni di mercato di Buffett).
Sarò quindi onesto: questo libro non è per tutti. Avere già un’infarinatura in termini di finanza è indicato per avere una lettura lineare soprattutto nella parte più intrisa di tecnicismi.
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