Nut For Me non è il mio primo blog.
Già da ragazzino stavo nel Web molto più della media del tempo dei miei coetanei e avevo sperimentato ogni forma di comunicazione esistente (all’epoca i forum andavano fortissimo e Yahoo! Answer era un vero e proprio colosso).
Avevo provato tutto, ad esclusione dei blog.
La mia storia con il mondo del blogging è relativamente recente.
Il mio primo blog risale agli inizi del 2017.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e di tempo per sperimentare ne ho avuto a sufficienza, sebbene penso che quando si parla di internet la sperimentazione costante sia una prerogativa per ottenere un prodotto sempre aggiornato e di qualità.
Nut For Me è il mio quarto blog, il più solido, il più concreto e il più coerente con la scelta dei contenuti. La visione che ho del futuro di questo blog è ben chiara nella mia testa, ma certo non lo sarebbe se prima non ne avessi aperti altri tre (tutti inattivi) da cui ho imparato qualcosa.
Sono abbastanza geloso di quello che sto per dirti, perché si tratta comunque del frutto di un sacco di tempo passato davanti allo schermo del computer e che difficilmente si potrebbe conoscere senza appunto avere messo “le mani in pasta”.
Cosa sto per raccontarti?
Il titolo è chiaro: i 10 più grandi errori che ho fatto con i miei precedenti blog che mi hanno permesso di creare Nut For Me e di renderlo un progetto stabile, a lungo termine e profittevole.
Andiamo quindi dritti al sodo.
Indice
I 10 errori che ho fatto nei miei vecchi blog
Sia chiaro, di errori ne ho fatti centinaia e dell’argomento si potrebbe parlare per ore.
Voglio però elencarti i 10 errori principali, quelli che determinano veramente la differenza fra un blog professionale e profittevole da uno mediocre, secondo il mio punto di vista.
Primo errore: non avere strategia
Il primo fattore di enorme importanza per un blog di successo è avere una strategia.
Nel mio primo blog parlavo in chiave ironica di eventi e feste a cui partecipavo, nel secondo confrontavo libri e nel terzo parlavo della mia vita.
Bene… nessuno dei tre non avevano una strategia. Non avevo pensato a un piano editoriale con contenuti interconnessi, a come ottenere traffico, a quale tipologia di utenti mi rivolgevo, a dove mi avrebbero portato in futuro. Niente di niente.
Immagina di chiudere gli occhi e di andare a berti un bicchiere d’acqua al buio. Probabilmente con molta fatica ce la potrai anche fare, ma non otterrai mai lo stesso risultato che avresti tenendo gli occhi aperti, in termini di velocità e “qualità di esecuzione”. Avere un blog senza strategia è metaforicamente la stessa cosa che andare a bere un bicchiere d’acqua al buio.
Io sono fermamente convinto che ogni blog abbia una storia a sé e che conseguentemente esso debba avere una strategia unica nel suo genere. Ciò che conta è appunto che ce l’abbia, una strategia.
La mia tip: Imposta una strategia ancora prima di cominciare. Quali social userai? Quali contenuti proporrai? Come connetterai tra di loro i contenuti? Cosa vuoi ottenere con questo blog?
Secondo errore: non avere un mio dominio
Il mio primo blog era registrato con un sotto-dominio di WordPress.com, il secondo aveva un suo dominio e il terzo era aperto su Medium. Ho provato quindi diverse formule per capire quanto sia importante avere un proprio dominio affinché il blog sia un progetto scalabile e remunerativo.
Con questo non sto dicendo che sia strettamente necessario avere un dominio proprio, ma i limiti di un sotto-dominio o di una piattaforma di blogging come Medium sono evidenti:
- Nel caso di Medium sei limitato alla creazione di soli articoli. La community è molto forte e puoi raggiungere un discreto pubblico con discreta facilità, ma non avrai mai una pagina personale e modificabile da sfruttare in ottica futura per la vendita di un tuo prodotto, funnellizzare gli utenti o posizionare banner pubblicitari per monetizzare dove tu preferisca. Dovrai quindi ingegnarti ad utilizzare altre strategie.
- Nel caso di un sotto-dominio come quello che offre WordPress.com gratuitamente, i problemi correlati alla personalizzazione della pagina principale non ci sono più, ma non potrai monetizzare con i banner pubblicitari. Un altro punto a sfavore è la bassa professionalità: immaginati di entrare nel tuo sito nomecognome.wordpress.com. Il blog apparirà agli occhi dell’utente come qualcosa di “fatto in casa” e conseguentemente non otterrai gli stessi potenziali risultati di un tuo dominio di proprietà.
La mia tip: Creati un blog personale con un hosting veloce, di qualità e con un servizio clienti affidabile (per questo ti consiglio vivamente Siteground, che ti linko qui sotto) . Poi scegli un dominio personale che trasmetta professionalità e che nessuno abbia mai usato online.
Per l’hosting ti consiglio caldamente Siteground: il migliore in assoluto!
Terzo errore: non considerare il blog come un business
Questo è forse il più grave errore in assoluto quanto il più banale.
Un blog è un business in misura di quanto lo consideri come tale.
Questo significa che se lo aggiornerai sporadicamente, senza un preciso piano editoriale o lo tratterai solo come un passatempo sarà, appunto, un passatempo. E questo va benissimo, se è questo quello che desideri dal tuo blog.
Se invece vorrai che il tuo blog sia una fonte di reddito dovrai darti da fare e considerarlo come una vera e propria attività professionale. Dovrai aggiornarlo con costanza, imparare le tecniche per catturare traffico nel lungo periodo e dovrai scrivere contenuti di ottima qualità per i tuoi lettori, al fine di convertirli in potenziali clienti.
Tutti e tre i miei precedenti blog hanno raggiunto risultati modesti. Alcuni avevano un grosso potenziale che non ho sfruttato, e sono morti lasciandomi l’amaro in bocca.
La mia tip: Quando creerai un blog all’inizio sarai entusiasta, salvo poi cadere in una routine che sembrerà non portare risultati. È in quel momento che dovrai continuare a “macinare”. Il blogging è un’arte lenta: se non fa per te puoi buttarti su Youtube, ma non aspettarti grossi risultati senza perseveranza.
Quarto errore: non avere un business model
Nessuno lavora “aggratis”, soprattutto se sta portando un valore aggiunto per qualcuno. Esistono blogger che fanno il loro lavoro come passatempo, ma in questo momento non li prenderemo in considerazione (vuoi avere un blog professionale, giusto?).
Devo dire che l’idea di poter rendere i miei blog una fonte di reddito quando un reddito non ce l’avevo proprio non era affatto male. C’era un unico problema: non avevo la minima idea di come generare denaro con un blog. Ed effettivamente pubblicavo articoli e rimanevano lì a sedimentare nei meandri del web. Un vero disastro.
Sapevo dell’esistenza dei cosiddetti banner pubblicitari di Google Adsense ma non conoscevo la loro effettiva efficacia. Quello che non sapevo è che esistono tante altre fonti di monetizzazione valide e redditizie, anche più dei banner di Google.
Qui entra in gioco quindi un fattore fondamentale per creare un blog che ti permetta di guadagnare: avere chiaro nella tua mente quale sia il business model legato alla tua attività. Di business model ne esistono vari e tutti diversi. Dovrai essere tu bravo a capire quello giusto per la tua attività.
I metodi principali con cui guadagnare sono: banner pubblicitari (Adsense), affiliazioni (per esempio quella Amazon, sponsorizzazioni con aziende (dovrai essere influente nella tua nicchia di riferimento) e vendita di tuoi prodotti (ma è uno step che raggiungerai in molto tempo).
La mia tip: Puoi cominciare a pubblicare i contenuti nel tuo blog anche senza monetizzarli subito. Prenditi del tempo per capire come convertire le visite in denaro. Quel che conta però è che ti sia chiaro fin dall’inizio quale sarà il tuo business model. Altrimenti rischi di dover sbattere la testa per trovarne uno a posteriori.
Per capire meglio cosa sia un business model ti consiglio di leggere anche questo mio articolo: Come guadagna Amazon – Analisi semplificata del business model.
Amazon è un colosso, non potrai di certo replicare il suo business model, ma di certo qualche spunto e idea ti verranno in mente!
Quinto errore: non avere una nicchia
La nicchia è fondamentale. Quanto più sarà preciso l’argomento di cui parlerai nel tuo blog tanto più avrai successo. Garantito, a patto che non sia una nicchia super inflazionata. In quel caso i risultati li otterrai lo stesso, ma ci vorranno molto più tempo e fatica.
A essere sinceri, a esclusione del mio blog su Medium in cui parlavo di qualsiasi cosa mi passasse per la testa, gli altri due miei blog avevano delle nicchie chiare e precise: le feste e i libri. Devo dire che nonostante la mia inesperienza mi era chiaro il fatto che dovessi parlare di un argomento soltanto.
Ma perché è fondamentale la nicchia?
Beh.. immagina un visitatore che entra in un tuo articolo che parla di come fare i bucatini all’amatriciana. Poi, incuriosito, visita la tua homepage in cerca di altri spunti di cucina e trova invece articoli di viaggi e serie tv. In quel momento il tuo visitatore abbandonerà il tuo sito, perché i contenuti non rispondono alle sue esigenze.
Inoltre, un altro motivo del perché la nicchia sia fondamentale è perché agli occhi di Google risulterai credibile ed esaustivo riguardo un potenziale argomento. E ricordati: il blog sarà pur sempre “casa tua”, ma la gente ti raggiungerà con Google. E le regole di Google non le decidi tu.
La mia tip: Scegli una nicchia il più ristretta possibile. Se preferisci creare un blog più vasto e generalista prendi in considerazione che ti servirà moltissimo tempo per sviscerare ogni argomento in tutte le sue declinazioni di articoli. Non è impossibile ma è più complesso.
Sesto errore: non soddisfare la ricerca di intenti
Ricordi che poco fa ti ho detto di apparire “carino e cortese” agli occhi di Google? Il motivo è semplice: le persone vogliono risposte alle loro domande, e il posto dove le cercheranno è proprio Google.
Gli articoli che scrivevo per i miei blog morti erano poco chiari.
“Sono stato a *evento*. Cosa ne penso?” era un esempio di titolo che creavo per i miei pezzi.
Ora ti chiedo un’opinione: secondo te dove sbagliavo?
Te lo dico io: non soddisfacevo le richieste delle persone. Come pretendevo che i miei contenuti potessero essere trovati su Google usando parole che la gente non avrebbe mai scritto sulla barra di ricerca? Mi ci è voluto un po’ per capire che l’unico modo per raggiungere gli utenti avrei dovuto strutturare i miei contenuti rispondendo alle loro domande specifiche.
La mia tip: Struttura i tuoi contenuti per rispondere alle domande “Come…”, “Cosa…”, “Perché…”. In questo modo verrai trovato dagli utenti che porranno quel tipo domande nei motori di ricerca.
Settimo errore: non arrivare a un punto
Scrivere per sé stessi fa bene, non lo metto in dubbio, ma la differenza tra scrivere per sé stessi e scrivere per gli altri è abissale.
Quando aprii il mio blog personale su Medium scrissi un articolo molto personale sulla mia propensione ad aprire progetti con grande facilità, in chiave del tutto personale. Provai a sponsorizzare l’articolo con 100 euro per vedere un riscontro immediato da parte dei lettori. Avevo scelto accuratamente un target orientato al blogging come forma d’arte, e difatti ottenni un discreto successo proprio tra quella tipologia di utenti. Tuttavia, per gli utenti più “pragmatici”, quelli che vogliono un contenuto che vada dritto al sodo quella lettura è stata solo una gran perdita di tempo. E a dirla tutta non li biasimo.
Avevo sbagliato un concetto fondamentale per scrivere contenuti efficaci: andare dritto al punto in quello che era il tema dell’articolo. Parlavo un po’ di questo, un po’ di quello… insomma, i lettori più esigenti non mi capivano!
A meno che tu non desideri scrivere un blog del tutto personale, ricordati questa cosa: i lettori cercano un contenuto e vogliono risposte. Tutto quello che aggiungi è roba in più.
La mia tip: Parti dal titolo dell’articolo. Spacchettalo poi in tutti i sottotitoli che possano renderlo il più esaustivo possibile. Usa lo storytelling, ma non perderti in discorsi che non c’entrano con quello che vuoi raccontare.
Ottavo errore: la mancanza di persistenza
Il blogging è un’arte lenta. Te l’ho già detto?
A meno che tu non abbia un bacino di utenza già fedele e corposo, gli inizi saranno veramente duri, non te lo nascondo. Il tuo blog verrà visitato principalmente dai visitatori dei social in cui pubblichi i tuoi articoli. Avrai pochissimo pubblico organico, che in fin dei conti è quello che ti farà ottenere risultati concreti in termini di visite e monetizzazione.
A seconda della competitività della nicchia che hai scelto ci vorrà più o meno tempo per entrare nelle grazie di Google e comparire nei risultati di ricerca. In linea di massima mettitela via: dovrai lavorare a testa bassa per un anno, coltivando il tuo orticello senza porti troppe domande.
Nel mio blog di libri feci l’errore di mollare. Certo, era un blog sperimentale e non mi aspettavo di dedicarci più di un paio di ore al mese. Scrissi una decina di articoli tutti di diversa natura. Lasciai sedimentare, e nell’anno successivo alla sua creazione ottenni una crescita costante in visitatori organici. I contenuti piacevano! Ottenevo buone monetizzazioni dai pochissimi contenuti che creavo, ma, un po’ per mancanza di strategia un po’ per il fatto che si trattava di un test, non continuai a pubblicare articoli.
La persistenza è la chiave per avere un blog. L’algoritmo di Google è lentissimo a valutare la qualità dei tuoi contenuti, ma al tempo stesso è il più solido, democratico e meritocratico. Lavora sodo e lui ti premierà.
La mia tip: Non farti prendere dall’entusiasmo e non strafare per i primi tempi. Cerca invece di essere costante e disciplinato, controllando le emozioni, sia positive che negative. Sii persistente. Quando è il momento di scrivere siediti e fai il tuo lavoro, che sia notte o giorno, che faccia freddo o caldo, che il tempo sia soleggiato o stia piovendo.
Nono errore: non creare contenuti personali
Ci sono miliardi e miliardi di pagine web nel mondo. Non milioni. Miliardi.
Come pensi di poterti differenziare con una competizione così alta? Semplice: essendo te stesso.
Prendi 10 articoli a caso dei blog più famosi che conosci e ti accorgerai che sono tutti scritti seguendo la formula del copia-incolla. Si differenziano magari per lo stile di scrittura, per la complessità dei termini, ma alla fine di tutto sono privi di un’anima. Questo perché i grossi blog puntano su un’informazione rapida e massiccia. Tu non potrai scegliere questo approccio. Concentrati invece sul far capire chi sei, cosa pensi di quello su cui stai scrivendo e aggiungi dettagli di valore dal tuo punto di vista.
Le persone vivono di storytelling. Su questo ne sono sempre stato consapevole: non avendo nessun tipo di riferimento di partenza i miei primi contenuti erano incredibilmente interessanti perché utilizzavo un linguaggio semplice che mi contraddistingueva, oltre a un sottile umorismo su cui le persone mi hanno fatto piacevoli apprezzamenti. Salvo poi omologarmi al resto. Nei blog successivi, lo storytelling è venuto meno e io sono caduto nel baratro della banalità di testi anonimi.
Questo fu un grave errore.
La mia tip: aggiungi esperienze della tua vita ogni volta che se ne presenta la possibilità. Alle persone piace ascoltare le tue storie, altrimenti perché dovrebbero preferire un tuo contenuto rispetto a quello di un altro blogger?
Decimo errore: non essere esaustivo
Riprendiamo il concetto della competizione. Qual è un altro possibile modo per distinguerti oltre allo storytelling? Te lo dico subito e stampatelo bene in mente: se vorrai raggiungere le prime tre posizioni sui risultati di ricerca Google, i tuoi post dovranno essere necessariamente esaustivi. Non sto parlando di numero di parole, ma di esaustività sull’argomento.
Ho avuto la fortuna che molti miei articoli si sono ritrovati al primo posto sulla SERP nel giro di 9 mesi nonostante fossero corti e non del tutto esaustivi. Ma si è trattata di una casualità: per tanti articoli balzati tra i primi posti, altrettanti sono rimasti nascosti dalla seconda pagina in poi. Chi guarda la seconda pagina Google? Quasi nessuno, te lo assicuro.
L’algoritmo Google riesce a individuare gli articoli esaustivi e che rispondono agli obiettivi di ricerca. Non pensare di puntare sulla densità di keyword: quella è una tecnica SEO obsoleta da almeno una decina di anni. Punta sulla qualità. Non ti preoccupare, l’algoritmo è avanzatissimo e premierà il tuo lavoro sul lungo termine.
La mia tip: il numero di parole non è la metrica corretta per valutare l’esaustività di un argomento, ma è comunque un dato significativo: gli articoli con circa 2000 parole vengono posizionati più facilmente perché danno in pasto all’algoritmo di Google un maggior numero di keyword di ricerca. Tienilo in considerazione, ma ricorda: content is king.
Ma quindi, come si crea un blog?
Sembra una banalità, ma se solo avessi saputo queste semplici informazioni qualche anno fa, a quest’ora i miei primi blog non sarebbero andati poi così male.
Dico davvero!
“Ma Dario, come si crea un blog tecnicamente?”
Per questo ho creato una guida, spiegata con le parole più semplici che potessi creare.
Te la lascio qui sotto! 💪
Il trucco per un blog che funzioni è sperimentare e reiterare
Se dovessi identificare 10 errori che ho fatto durante la mia carriera di blogger, quelli che ti ho appena elencato sono di sicuro i principali. Tuttavia, non pensare che il web sia fatto di formule magiche: ogni blog, ogni canale Youtube, ogni pagina Instagram ha un suo pubblico e una storia a sé.
Sembra una banalità, ma la chiave di tutto è il contenuto. Che sia corto o lungo, che tu usi un linguaggio semplice o “dantesco”, ciò che conta è che il pubblico trovi nel tuo contenuto quello che sta cercando. Sperimenta e capisci cosa funziona meglio per i tuoi utenti. Poi reitera, e ricomincia a testare. Aggiornati sul funzionamento degli algoritmi e pubblica, pubblica, pubblica.
Sii persistente e alimenta il tuo blog con articoli qualitativi con costanza.
I buoni risultati sono garantiti, te lo assicuro!
Ti lascio così, invitandoti a condividere l’articolo con chiunque possa esserne interessato.
Ti faccio poi un’ultima domanda: qual è l’errore più importante che hai fatto come blogger? Se ti va di condividerlo, scrivi una risposta qui sotto.
A presto!
Articolo letto integralmente da una profana assoluta. Grazie. Interessante e propositivo. Chissà…forse…potrei…si vedrà. Ciao
Mai dire mai Anna! In bocca al lupo, e grazie per il commento.