Come gestire se stessi?
Era il 2016 quando per la prima volta sentii nominare il nome di Peter Drucker. Non avendo un background economico non ero mai entrato in contatto con uno dei più influenti economisti del ‘900. Nato a Vienna nel 1909, Drucker si trasferì negli Stati Uniti nel 1937, per poi rimanerci fino alla sua morte. Durante la sua carriera professionale ricoprì il ruolo di professore di Management alla Graduate Business School di New York e scrisse un totale di 30 libri, pubblicati sulle più importanti riviste economiche del mondo.
Indice
Gestire se stessi (managing oneself)
Potrebbe esserti capitato almeno una volta che ti sia seduto a riflettere sull’andamento della tua vita.
Giusto?
In un mondo ricco di opportunità e di cambiamenti, è assolutamente normale.
L’insoddisfazione (o semplicemente la voglia di qualcosa di nuovo) sè la scintilla per un cambiamento che non sempre è facile da mettere in atto. Il motivo di ciò è una scarsa attenzione da parte della società sul valore della crescita personale in contesti lavorativi e non.
Mai come nel nuovo millennio l’adattamento al progresso tecnologico è diventato una necessità. Ecco quindi che ognuno deve diventare il manager di se stesso, come l’economista del ‘900 Peter Drucker ipotizzò nel suo saggio “Managing Oneself” pubblicato dalla Harvard Business Review nel gennaio 2005. Drucker previde il periodo storico estremamente instabile che stiamo vivendo con estrema lucidità.
Ma quali sono i pilastri fondanti della gestione di se stessi?
Andiamo a vederli.
Managing oneself, in sintesi
Data la brevità del libro, sarebbe uno spreco dilungarsi in un riassunto approfondito e dettagliato. Cercherò quindi di sintetizzare al nocciolo della questione i singoli capitoli (o paragrafi, per meglio dire) spiegati dall’economista austriaco.
1. Quali sono le mie forze?
Il primo passo sta nell’identificare le proprie forze.
Per farlo, è necessario adottare l’analisi dei feedback di quello che fai. Qualsiasi cosa tu faccia, immaginati e scrivi quale risultato ti aspetti dalle tue azioni. A distanza di tempo, controlla il risultato effettivo e confrontalo con quello che invece ti eri prefissato all’inizio. Dall’analisi di quello che sei riuscito a raggiungere e di quello in cui sei stato carente, puoi delineare un prospetto delle tue capacità e di ciò che devi migliorare. Non perdere tempo nell’apprendere abilità su cui non sei portato.
Concentrati nel perfezionare i tuoi punti di forza.
2. Come lavoro?
Siamo tutti diversi, con capacità, attitudini, abilità diverse.
Inutile fare la paternale su una questione che probabilmente hai già sentito mille volte nella tua vita.
Il secondo passo è capire come lavori.
Vi sono diverse caratteristiche che ti differenziano nel lavoro, eccone alcune:
- puoi essere più propenso al lavoro in team o al lavoro individuale;
- apprendi meglio dall’ascolto o dalla lettura;
- sei un generalista o un verticalista;
- sei un improvvisatore o uno stratega a lungo termine;
- sei un leader o un mediatore.
La lista è potenzialmente lunghissima e, che ci crediate o no, nessuna persona per natura umana appartiene ad entrambe le categorie citate nei singoli punti dell’elenco.
Per delle scelte più efficaci, è importante capire che tipo di persona sei quando lavori.
3. Quali sono i miei valori?
lI terzo passo è capire i propri valori, partendo dalla propria etica morale.
Tuttavia, l’etica è solo una piccola parte parte di un sistema di valori che determina le decisioni che prendi nella tua vita. Che tu stia facendo il lavoro più umile o il più rispettato a livello sociale, se il tuo sistema di valori non corrisponde a quello dell’organizzazione in cui lavori, sarai condannato a essere una persona frustrata e non proficua. Un esercizio molto semplice per capire i propri valori è quello dello specchio.
Chiediti: che persona voglio essere davanti allo specchio quando mi sveglio?
4. Dove appartengo?
Una piccola percentuale di persone conosce la sua strada in età molto precoce. Tuttavia per la maggior parte di esse non è così, specialmente per quelle più dotate. Queste ultime infatti non conoscono l’ambiente a cui appartengono fino ai 25 anni circa. Ma come fare a capire quale sia la strada giusta per te? Beh, è sicuramente un processo naturale, ma un buon metodo per aiutarti è porti le domande analizzate in precedenza. Una volta trovate le risposte, se ancora non hai trovato il posto che fa per te, di sicuro sai qual è il posto che non fa per te.
Una maggiore consapevolezza e gli errori ti porteranno a prendere decisioni via via più razionali di fronte alle opportunità che incontrerai nella vita.
Nulla è pianificato.
5. In cosa posso contribuire?
Nel passato nessuno si poneva questa domanda. Le carriere erano per lo più pianificate dall’alto. Al giorno d’oggi, al contrario, sei obbligato a chiederti: in cosa posso contribuire? In base alle tue conoscenze e alle tue esperienze, pianificare qualcosa di apparentemente impossibile diventerà fattibile.
Per il raggiungimento di un obiettivo, poniti un limite di tempo di al massimo un anno e mezzo. Durante questo periodo cerca di dare il tuo contributo per progetti di valore, tangibili e misurabili.
Segui questo ciclo di azioni:
- cosa faccio
- dove e come comincio
- quali sono gli obiettivi e le scadenze.
Non sempre raggiungerai quello che ti sei prefissato. Quel che conta è che hai dato il tuo contributo.
Cosa ne penso del libro
La mia recensione su “gestire se stessi”
Per la semplicità di scrittura, esempi reali utilizzati e praticità, “Managing oneself” è indubbiamente uno dei libri di crescita professionale e personale più incisivi che abbia mai letto.
A suo vantaggio c’è il fatto che sia un libro molto corto, leggibile in un paio di ore. Si tratta di un libro in lingua inglese, quindi potrebbe risultare di difficile comprensione (se non lo parli). Tuttavia, la sintassi e il linguaggio sono tutto sommato semplici: un livello scolastico è sufficiente per comprendere il testo senza grossi problemi.
DA AVERE NELLA PROPRIA LIBRERIA
Crediti immagini: Wikipedia